sabato 7 dicembre 2013

La Parca e l'angelo


Accanto mi stavi seduta
nei giorni d'estate.
Accanto mi stavi sdraiata
sull'umida rena.
Ed io dall'opra distratto
e da ameni pensieri
di te la presenza ignoravo.

Ma vennero i giorni d'autunno
e a un tratto t'ho vista.
Avvolta in lugubre manto
impaziente attendevi.

Smarrito mi volsi d'attorno
cercando che amica
una valida mano giungesse 
a darmi conforto.
A dirmi che ancora il tuo tempo
non era venuto,
che attendere ancora potevo.

E apparve di verde vestito
color di speranza
un angelo amico al mio fianco,
stendendo le ali
lesto al tuo guardo mi ascose
e pia porgendo la mano
in porto sicuro mi volse.

E or tornano i giorni sereni
e gli usati lavori.
Alfine son libero ancora
agli ameni pensieri.

4 commenti:

  1. è molto toccante.
    Sei stato più che bravo a raccontare in maniera poetica quello che poi è la vita.
    Gli angeli alle volte esistono, sotto le spoglie (a loro insaputa) più strane.
    Gabriele

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  2. Attingo ad Aristotele che scrisse:
    " Ufficio del poeta non è descriver cose realmente accadute, bensì quali possono accadere […]
    Se poi capiti a un poeta di poetare su fatti realmente accaduti, costui non sarà meno poeta per questo".
    La metafora, si sa, è una forma privilegiata usata dai poeti che nel mentre dicono, alludono ad altro provocando "meraviglia per le cose lontane".
    "Ed è appunto sotto questo aspetto che colui che [le] prende a trattare non è il loro storico, ma il loro poeta. […] Il primo espone il particolare, l'altro l'universale."

    Vedo che sei in perfetta forma. Complimenti all'uomo ed al poeta che sei.
    Franco

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